Dimensione estesica o dell'ascolto¶
Indice¶
Introduzione ¶
Nel capitolo dedicato ai diversi approcci epistemiologici riguardanti la semiotica della musica abbiamo visto che il musicologo J.J.Nattiez definisce la dimensione estesica come l'insieme delle strategie attivate dal fruitore durante la percezione dell'opera.
Queste strategie possono essere sia soggettive e afferire alla sfera della psicologia cognitiva che collettive e afferire al campo sociologico.
Ripercorriamo alcuni punti focali.
Il suono è un fenomeno fisico presente in natura e di per sè semplicemente esiste senza la necessità di essere udito da qualcuno.
L'essere umano esiste in natura e ha degli apparati che sono in grado di trasdurre l'energia dell'onda sonora in informazioni di diverso tipo.
Se per esempio udiamo il ruggito di un leone il nostro orecchio trasmetterà questa informazione al cervello che, grazie alle nostre conoscenze pregresse e ad altri meccanismi cognitivi la collegherà a una situazione di possibile pericolo e metterà in atto tutte le misure necessarie a contrastarlo.
Ipotizziamo invece di essere sdraiati sotto le stelle in un luogo sicuro a contemplare la bellezza delle cose, in questo caso avremo una sensazione di piacere data da un ascolto complessivo e immersivo dell'insieme dei suoni circostanti.
In entrambi i casi l'atto di ascoltare si configura come un mezzo di conoscenza percettiva del mondo che ci circonda concorrente alla creazione di un bagaglio esperenziale che, se condiviso con altri e stratificato nel tempo diventa tradizione culturale.
Quello che cambia è il significato del suono ascoltato: nel primo caso assume le caratteristiche di un allarme e serve ad attivare un meccanismo, un'azione, mentre nel secondo ha semplicemente un fine ludico esperenziale.
A seconda del significato che assume un suono in un determinato contesto cambia anche il modo di ascoltare:
nel primo caso sarà necessario una modalità d'ascolto selettiva in grado di analizzare tutti i suoni e discernere il suono della belva dagli altri, pena diventare un succulento boccone,
nel secondo sarà più efficace una modalità di ascolto passivo che generi una non-azione atta a livellare l'apporto di tutti e cinque i sensi all'esperienza in atto.
Oltre ad ascoltare i suoni prodotti da fenomeni naturali nel corso della propria storia gli esseri umani hanno cominciato a produrre suoni, sia attraverso la propria voce, sia mettendo in vibrazione svariati tipi di oggetti.
Se in un primo momento la produzione di questi suoni era principalmente volta a una semplice ri-produzione fine a se stessa (espressioni pre-linguistiche) con il passare del tempo è emersa la necessità di organizzarli tra loro, nell'intento di creare una modalità di comunicazione tra individui, ovvero la lenta e progressiva costruzione di un linguaggio codificato.
L'esempio del leone di cui sopra si presta a chiarire in modo semplice anche questo passaggio evolutivo complesso: come può un individuo facente parte di una comunità più o meno ristretta, nel sentire e riconoscere il verso del felino nei paraggi, avvisare del pericolo gli altri individui appartenenti alla stessa comunità?
Una possibilità può essere ad esempio emettere con la voce o con qualche oggetto uno o più suoni in sequenza.
Se ogni volta che si verifica la situazione appena descritta il suono o la sequenza di suoni emessi sarà la stessa, si creerà col tempo e all'interno di quella comunità un'associazione più o meno diretta tra l'evento reale e la sua descrizione sonora.
Queste sequenze di suoni se inanellate e organizzate secondo regole in fonemi, morfemi, parole, frasi, etc. diventano linguaggio parlato dove ad ogni parola significante corrisponde un significato ovvero la cosa reale o l'azione descritta.
Se invece una sequenza di suoni è organizzata attraverso regole condivise come nel linguaggio parlato ma i suoni non rimandano ad alcun significato (o meglio per dirla con Schopenhauer il significante coincide con il significato) possiamo parlare di linguaggio musicale.
Questa caratteristica infatti lo rende il più adatto di altri all'espressione da parte dell'uomo di concetti astratti come emozioni, sentimenti, rapporti con il divino, espressioni non verbali (danza, teatro), o semplicemente come nel caso della musica pura costruzioni architettoniche di suoni nel tempo: la forma di una Fuga di J.S.Bach rappresenta solo se stessa e null'altro.
Questa può anche suscitare emozioni ma queste saranno differenti da individuo a individuo (magari per tutti può suscitare gioia o tristezza, ma la gioia o tristezza di ciascuno sarà differente da quella di qualsiasi altro e dipenderà da fattori estranei ai suoni che l'hanno suscitata come le esperienze personali).
Grazie al loro essere astratti i diversi linguaggi musicali si prestano dunque a interpretazioni non univoche e stratificate da parte del singolo ascoltatore che in parte dipendono dalla sua esperienza pregressa e in parte dalla tipologia d'ascolto messa in atto.
Tipi di ascolto ¶
Ascolto passivo o involontario (soundscape) ¶
Comporta una non-azione che tende alla direzione del sentire, ossia della percezione di suoni e rumori circostanti lasciati scorrere alla stregua di un flusso, senza che sia attivato alcun tipo di processo cognitivo da parte del cervello.
Nell'età adulta presuppone una scelta dell'individuo,
Nell'universo percettivo dei neonati o dei bambini molto piccoli è idealmente l'unico ascolto possibile in quanto essi assorbono sostanzialmente ogni tipo di stimolo sonoro in maniera inconsapevole non avendo ancora formato sovrastrutture o schemi mentali che gli permettano di classificare e rielaborare il materiale sonoro con il quale vengono a contatto.
La stratificazione mnemonica nel tempo di tutte queste esperienze d'ascolto passivo non è però neutra ma contribuisce alla formazione di un serbatoio mentale di suoni.
Con l'avanzare dell'età nel momento in cui un individuo sentirà un suono già presente in questo serbatoio lo associerà in modo più o meno consapevole all'esperienza già vissuta.
Ascolto emotivo (ludico/sociale) ¶
Quello che ai nostri giorni in questa parte del mondo viene associato a ciò che dovrebbe essere "la musica" in senso assoluto ovvero un piacevole passatempo che suscita in noi un vario numero di emozioni e che, grazie alla massificazione culturale causata dallo sviluppo tecnologico nell'ultimo secolo possiamo fruire sia in solitudine (ascoltandola registrata su di un supporto o trasmessa da un dispositivo di ricezione a casa o in cuffia), sia sotto forma di rito sociale andando a un concerto o in luoghi dove è presente quella che viene definita musica applicata o di consumo (spettacoli, musei, discoteche, eventi vari).
Ascolto attivo o analitico ¶
Riconoscimento di elementi appartenenti a un linguaggio o a un codice.
Prestare attenzione ai suoni in maniera consapevole, cosciente, ragionata, con punti di riferimento culturali di supporto.
Presuppone la conoscenza più o meno approfondita di un linguaggio di riferimento, della sua sintassi e dei suoi termini.
Il grado di consapevolezza culturale dell'individuo non determina la profondità analitica che è stabilita sempre da una scelta.
Ovviamente come in tutte le cose una maggiore conoscenza determina una maggiore possibilità di scelta.
Per approfondimanti
Ascolto ridotto ¶
Termine è stato coniato dal padre della musica concreta: Pierre Schaeffer.
L’attitudine che un individuo può scegliere di avere nell’ascoltare un suono astraendosi dalla sua origine e da qualsiasi preconcetto, in modo tale da diventare cosciente del materiale musicale, facendo riferimento solo alle caratteristiche spettromorfologiche di ciò che viene udito.
Nell’esperienza dell’ascolto, ogni suono deve avere una forma e ogni forma deve avere un contenuto sonoro.
Ascolto trascendente ¶

Sottocategoria dell'ascolto passivo o involontario.
Presuppone un fine esperenziale di tipo psicologico o religioso.
Suono non come strumento di conoscienza della realtà che ci circonda ma coome mezzo per trascenderla.
Se tale fine esperenziale è di tipo religioso come nei mantra buddisti o nei raga indiani diventa un modo di comunicare con l'entità divina, mentre se ha valenza psicologica diventa un modo di alterare il proprio stato di coscienza come nei rave party.
Tipi di ascoltatori ¶

Dopo aver illustrato i diversi tipi di ascolto accenniamo a quelli che il filosofo tedesco Theodor W. Adorno nel suo scritto ntroduzione alla sociologia della musica ha definito come le sette tipologie di ascoltatore introducendo il concetto di sociologia della musica.
Partiamo da quello che riguarda il gusto musicale inteso come valore collettivo che gli individui di ua società danno ai testi musicali.
Per il filosofo, in una una società dove l’industria regna sovrana “il concetto di gusto è superato in quanto non c’è più una scelta: l’esistenza del soggetto stesso, che potrebbe conservare questo gusto, è diventata problematica quanto, al polo opposto, il diritto alla libertà di una scelta che non gli è più empiricamente possibile. […] Per chi si trova accerchiato da merci musicali standardizzate, valutare è diventata una finzione”.
Pone quindi la sua attenzione sulla qualità dell’ascolto e sul rapporto tra genere musicale e classe sociale dell'ascoltatore.
All'epoca di Adorno gli individui con un alto livello culturale erano abituati ad ascoltare la musica classica rendendolo un genere percepito come elitario.
Nell'accostare la sociologia alla musica vengono analizzati dunque i tratti peculiari di una società.
La sociologia della musica è “la conoscenza del rapporto tra gli ascoltatori di musica, come singoli individui socializzati, e la musica stessa”, e si deve basare su quei comportamenti tipici dell’ascolto, all’interno della società di massa.
Seguendo a queste premesse individua sette tipologie di ascoltatori.
L'esperto ¶
- “sa rendersi conto in ogni istante di quello che ha ascoltato”
- Possiede quello che Adorno definisce ascolto strutturato.
- Conoscenza tecnica ineccepibile, che gli permette in ogni istante di comprendere e capire a pieno quello che sta ascoltando.
- Conoscenza esclusivamente tecnico-formale e non necessariamente culturale.
Il buon ascoltatore ¶
- Non ha le conoscenze tecniche dell’esperto di musica.
- Realizza spontaneamente e inconsciamente i nessi tra significanti e significati del brano musicale.
- Si accosta alla musica con senso critico e con sensibilità.
- Ha una predisposizione innata verso il linguaggio musicale come fosse la sua seconda lingua.
Il borghese ¶
- Frequentatore di concerti e spettacoli operistici il consumatore di cultura.
- Vede nel sapere personale e nell’erudizione un’occasione per aumentare il proprio prestigio sociale.
- La musica è vista come un bene culturale da acquisire attraverso cd, libri dei musicisti e nozioni.
- Ascoltatore conformista e convenzionale ma anche un gruppo dominante che pilota più o meno volontariamente i gusti dell’industria musicale.
L'emotivo ¶
- Ascolta musica per “liberare stimoli istintuali altrimenti rimossi ovvero tenuti a bada da norme civili”.
- La musica intesa come scopo liberatorio che non ha nulla a che vedere con l’apprezzamento del brano musicale in sé.
- Non analizza ciò che ascolta ma si lascia trasportare.
- Apprezza solo ciò che lo emoziona “il tipo emotivo resiste violentemente ai tentativi di condurlo ad un ascolto strutturale, in maniera forse più violenta del consumatore di cultura che infine per amor di questa vi sarebbe anche disposto”.
Il risentito ¶
- Si rifugia nell’ascolto della musica del passato e di epoche remote sicuro della propria sicurezza.
- Crede di sfuggire alla mercificazione della musica corrente.
- Atteggiamento reazionario legato all’impulso interiore di “realizzare nell’arte stessa il primordiale tabù della civiltà relativo all’impulso mimetico, di cui l’arte vive. Vogliono togliere di mezzo tutto ciò che non è addomesticato dall’ordine fisso, tutto ciò che è vagante e ribelle e che ha la sua ultima, meschina traccia nei ‘rubati’ e nelle esibizioni solistiche”.
- Nel suo ambito di preferenza è un vero esperto ma non ha conoscenza di tutto il resto perché si interessa esclusivamente di quello che gli piace.
Ascoltatore per passatempo ¶
- Il più diffuso nonchè oggetto dell'industria culturale.
- La musica è solo un modo per distrarsi, non è un “nesso significante ma una fonte di stimoli”.
- Tiene la radio accesa mentre lavora e non bada a quello che ascolta.
- Non sviluppa alcun senso critico e riceve tutto in maniera passiva.
- Consumatori ideali in una società industriale.
- "scettico solo nei riguardi di ciò che lo costringe a pensare con la sua testa, egli è pronto a solidarizzare con la propria veste di cliente, ed è ostinatamente convinto della facciata della società, quale gli si presenta ghignante sulle copertine dei rotocalchi"
L'indifferente ¶
- Del tutto disinteressato nei confronti della musica.
- Disumanizzato, desensibilizzato alla bellezza da fattori famigliari o storici.
- Ai nostri giorni i governanti, economisti e chi è interessato a una qualche forma di potere.